La
data del 25 dicembre non è soltanto un simbolo. Dai rotoli di
Qumran la conferma della sua esattezza
Lo studio di un
professore dell’Università ebraica di Gerusalemme cancella ogni
dubbio su un enigma millenario
di Vittorio Messori
Quando tutti sono
via, quando le città sono vuote, a chi - e dove - mandare
cartoline e consegnare pacchi con nastri e fiocchetti? Non sono
i vescovi stessi a tuonare contro quella sorta di orgia
consumistica cui sono ridotti i nostri Natali? E allora,
spiazziamo i commercianti, spostiamo tutto a Ferragosto. La
cosa, osservavo, non sembra impossibile: in effetti, non fu la
necessità storica, fu la Chiesa a scegliere il 25 dicembre per
contrastare e sostituire le feste pagane nei giorni del
solstizio d’inverno. La nascita del Cristo al posto della
rinascita del Sol invictus . All’inizio, dunque, ci fu
una decisione pastorale che può essere mutata, variando le
necessità. Una provocazione, ovviamente, che si basava però su
ciò che è (o, meglio, era) pacificamente ammesso da tutti gli
studiosi: la collocazione liturgica del Natale è una scelta
arbitraria, senza collegamento con la data della nascita di
Gesù, che nessuno sarebbe in grado di determinare. Ebbene, pare
proprio che gli esperti si siano sbagliati; e io, ovviamente,
con loro. In realtà oggi, anche grazie ai documenti di Qumran,
potremmo essere in grado di stabilirlo con precisione: Gesù è
nato proprio un 25 dicembre. Una scoperta straordinaria sul
serio e che non può essere sospettata di fini apologetici
cristiani, visto che la dobbiamo a un docente, ebreo, della
Università di Gerusalemme.
Vediamo di capire
il meccanismo, che è complesso ma affascinante. Se Gesù è nato
un 25 dicembre, il concepimento verginale è avvenuto,
ovviamente, 9 mesi prima. E, in effetti, i calendari cristiani
pongono al 25 marzo l’annunciazione a Maria dell’angelo
Gabriele. Ma sappiamo dallo stesso Vangelo di Luca che giusto
sei mesi prima era stato concepito da Elisabetta il precursore,
Giovanni, che sarà detto il Battista. La Chiesa cattolica non ha
una festa liturgica per quel concepimento, mentre le antiche
Chiese d’Oriente lo celebrano solennemente tra il 23 e il 25
settembre. E, cioè, sei mesi prima dell’Annunciazione a Maria.
Una successione di date logica ma basata su tradizioni
inverificabili, non su eventi localizzabili nel tempo. Così
credevano tutti, fino a tempi recentissimi. In realtà, sembra
proprio che non sia così.
In effetti, è
giusto dal concepimento di Giovanni che dobbiamo partire. Il
Vangelo di Luca si apre con la storia dell’anziana coppia,
Zaccaria ed Elisabetta, ormai rassegnata alla sterilità, una
delle peggiori disgrazie in Israele. Zaccaria apparteneva alla
casta sacerdotale e, un giorno che era di servizio nel tempio di
Gerusalemme, ebbe la visione di Gabriele (lo stesso angelo che
sei mesi dopo si presenterà a Maria, a Nazareth) che gli
annunciava che, malgrado l’età avanzata, lui e la moglie
avrebbero avuto un figlio. Dovevano chiamarlo Giovanni e sarebbe
stato «grande davanti al Signore».
Luca ha cura di
precisare che Zaccaria apparteneva alla classe sacerdotale di
Abia e che quando ebbe l’apparizione «officiava nel turno della
sua classe». In effetti, coloro che nell’antico Israele
appartenevano alla casta sacerdotale erano divisi in 24 classi
che, avvicendandosi in ordine immutabile, dovevano prestare
servizio liturgico al tempio per una settimana, due volte
l’anno. Sapevamo che la classe di Zaccaria, quella di Abia, era
l’ottava, nell’elenco ufficiale. Ma quando cadevano i suoi turni
di servizio? Nessuno lo sapeva. Ebbene, utilizzando anche
ricerche svolte da altri specialisti e lavorando, soprattutto,
su testi rinvenuti nella biblioteca essena di Qumran, ecco che
l’enigma è stato violato dal professor Shemarjahu Talmon che,
come si diceva, insegna alla Università ebraica di Gerusalemme.
Lo studioso, cioè, è riuscito a precisare in che ordine
cronologico si susseguivano le 24 classi sacerdotali. Quella di
Abia prestava servizio liturgico al tempio due volte l’anno,
come le altre, e una di quelle volte era nell’ultima settimana
di settembre. Dunque, era verosimile la tradizione dei cristiani
orientali che pone tra il 23 e il 25 settembre l’annuncio a
Zaccaria. Ma questa verosimiglianza si è avvicinata alla
certezza perché, stimolati dalla scoperta del professor Talmon,
gli studiosi hanno ricostruito la «filiera» di quella
tradizione, giungendo alla conclusione che essa proveniva
direttamente dalla Chiesa primitiva, giudeo-cristiana, di
Gerusalemme. Una memoria antichissima quanto tenacissima, quella
delle Chiese d’Oriente, come confermato in molti altri casi.
Ecco, dunque, che
ciò che sembrava mitico assume, improvvisamente, nuova
verosimiglianza. Una catena di eventi che si estende su 15 mesi:
in settembre l’annuncio a Zaccaria e il giorno dopo il
concepimento di Giovanni; in marzo, sei mesi dopo, l’annuncio a
Maria; in giugno, tre mesi dopo, la nascita di Giovanni; sei
mesi dopo, la nascita di Gesù. Con quest’ultimo evento arriviamo
giusto al 25 dicembre. Giorno che, dunque, non fu fissato a
caso.
Ma sì, pare
proprio che il Natale a Ferragosto sia improponibile. Ne farò,
dunque, ammenda ma, più che umiliato, piuttosto emozionato: dopo
tanti secoli di ricerca accanita i Vangeli non cessano di
riservare sorprese. Dettagli apparentemente inutili (che
c’importava che Zaccaria appartenesse alla classe sacerdotale di
Abia? Nessun esegeta vi prestava attenzione) mostrano
all’improvviso la loro ragion d’essere, il loro carattere di
segni di una verità nascosta ma precisa. Malgrado tutto,
l’avventura cristiana continua.
(Dal Corriere della Sera
)
Vedi anche:
T. Federici,
25 dicembre, una data storica,
in 30 Giorni, 11/2000
|