| Si può 
                confermare la credibilità storica dei Vangeli. e affermare la 
                loro. composizione anteriore all'anno 70. Le prove in alcuni 
                romanzi antichi. 
                Petronio e Caritone di Afrodisia: 
                Due testimoni della storicità dei vangeli 
                  Petronio era consigliere di stile di Nerone; cadde in 
                disgrazia nel 65 e fu costretto al suicidio, come vari Stoici 
                perseguitati dal tiranno, le cui morti esemplari Petronio 
                parodiò con la propria. Era infatti maestro di parodia, di cui 
                riempì il Satyricon, scritto in quel 64 che vide la prima 
                persecuzione: Nerone fece ricadere la colpa dell'incendio di 
                Roma sui Cristiani, già invisi al popolino per i loro presunti 
                crimini, infanticidio e incesto, derivati dal fraintendimento 
                dell'eucaristia e dell'usanza cristiana di chiamarsi «fratelli».
 
                I Cristiani, già numerosi a Roma, furono uccisi in modo 
                spettacolare, destando commiserazione anche tra i pagani, 
                secondo Tacito. Petronio allora affiancava Nerone e stava 
                scrivendo il suo romanzo, il Satyricon, in cui allude 
                chiaramente all'incendio.  
                E sembra alludere anche ad episodi evangelici e ai Cristiani, 
                che non poteva non conoscere.
 
                1) L'unzione di Betania sembra parodiata ove il parvenu 
                Trimalcione, in un con testo conviviale, prende del nardo e ne 
                cosparge i convitati in prefigurazione del suo uso funebre sul 
                suo corpo alla sepoltura. Similmente, Gesù ci dice che la donna 
                che lo ha cosparso di nardo ha preparato il suo corpo alla 
                sepoltura. I due passi sono gli unici in tutta l'antichità in 
                cui il nardo è usato in un contesto conviviale in prefigurazione 
                del suo uso funebre. Inoltre, Trimalcione per una predizione è 
                convinto di avere ancora molti anni da vivere: perché insiste 
                sulla sua morte come imminente? Con un riferimento al Vangelo si 
                spiegherebbe. 
                2) II canto del gallo che denuncia il tradimento di Pietro e 
                annunzia il giorno della morte di Gesù sembra parodiato nella 
                scena in cui il canto di un gallo, nel mondo classico sempre 
                considerato segno positivo, è invece ritenuto annuncio di una 
                sciagura mortale - unico caso in tutta la letteratura classica 
                insieme al Vangelo - e il gallo è detto index, 
                denunciatore.  
                3) L'Eucaristia è parodiata ove il protagonista si finge 
                possessore di un bene prezioso che lascerà a quanti taglieranno 
                il suo corpo in parti e ne mangeranno al cospetto di tutti. 
                Analogamente, i Cristiani sin dalle origini mangiavano con 
                l'Eucaristia il corpo di Cristo frazionando il pane in parti al 
                cospetto della comunità, per entrare in possesso dell'eredità 
                più preziosa, la vita eterna donata da Cristo.  
                4) La crocifissione e la resurrezione sembrano parodiate ove tre 
                uomini sono crocifissi da un governatore di provincia e i loro 
                cadaveri, come quello di Gesù, sono custoditi dai soldati perché 
                nessuno li trafughi. Ma il terzo giorno uno è portato via e 
                sostituito con un altro, al che Petronio deride i creduloni 
                ammirati davanti all'improvvisa rianimazione di un defunto. Le 
                vicinanze con i Vangeli sono impressionanti. Il romanzo contiene 
                anche una chiara parodia del Giudizio di Salomone. e il nome di 
                Trimalcione, durante la cui cena avvengono tre degli episodi 
                descritti, è semitico: «tre volte re», «re per eccellenza». 
                Anche lo scrittore greco Caritone di Afrodisia sembra 
                avere scritto il suo Romanzo di Calliroe poco dopo la metà del I 
                sec.: l'ultimo suo editore, B. Reardon, come C. Thiede, data il 
                romanzo non dopo il 62, quando lo stoico Persio lo cita alla 
                fine della sua satira I: «Dopo pranzo ti do la Calliroe». 
                Afrodisia, in Caria, era vicina a zone di antica 
                evangelizzazione, il che rende possibile una conoscenza del 
                cristianesimo, che alcune scene del romanzo sembrano 
                presupporre. Colpiscono quelle della crocifissione di 
                Cherea e della morte apparente di Calliroe.  
                Cherea è condannato da un governatore, porta la sua croce, non 
                si ribella né accusa nessuno, e dalla croce è poi invitato a 
                discendere con l'identica forma verbale greca usata anche per 
                Gesù. Il terzo giorno dalla presunta morte della giovane 
                protagonista Calliroe, Cherea giunge alla tomba all'alba, con 
                libagioni, ma trova le pietre rotolate via dall'ingresso e prova 
                smarrimento (aporia), lo stesso termine usato da Luca per le pie 
                donne al sepolcro, come pure l'incredulità di fronte al fatto 
                paradossale è anche nei Vangeli.  
                La Fama, come nunzio (aggelos), vola a dare notizia; tutti 
                accorrono ma Cherea non osa entrare prima del padre di Calliroe, 
                come Giovanni, che nel Vangelo non entra nel sepolcro prima di 
                Pietro; la tomba è incredibilmente vuota e, mentre alcuni 
                parlano di trafugamento, Cherea proclama la divinizzazione e 
                assunzione in cielo della fanciulla.  
                Inoltre, il riconoscimento finale di Calliroe, tornata in vita, 
                avviene grazie alla voce, come quello di Gesù da parte della 
                Maddalena.  
                Altre affinità di pensiero con il cristianesimo sono 
                interessanti: il valore della castità, della vita, la dignità 
                degli schiavi, etc. Petronio e Caritone alludono anche al 
                trafugamento di cadavere, di cui erano accusati i Cristiani nei 
                primi decenni, come attesta Mt 28. A questa accusa sembra 
                connesso ]'Editto di Nazareth, in cui l'imperatore (Nerone) 
                commina la morte ai profanatori di tombe, una colpa usualmente 
                punita solo con una multa: l'editto è probabilmente rivolto 
                contro i Cristiani, tanto più se si intende che i trasgressori 
                sarebbero stati sottoposti «ad un processo relativo alla 
                religione per un culto reso a un essere umano»: ciò si adatta al 
                cristianesimo, che dal 35 era fuori legge per un senatoconsulto 
                sotto Tiberio, che tuttavia aveva posto il veto alle accuse 
                anticristiane, impedendo una persecuzione che scoppiò solo nel 
                64 per volere di Nerone e di cui Petronio era al corrente.  
                 Il 
                Vangelo di Marco sarebbe così databile a prima del 64, come 
                sostiene l'antica tradizione del II sec. e come suffraga 7Q5, il 
                probabile frammento marciano che si può collocare prima del 70 
                su base archeologica e agli anni 50 su base paleografica. 
                Infatti, l'Editto sembra indicare la volontà di Nerone, con la 
                «svolta» del 62, di colpire i Cristiani, sia in quanto adoratori 
                di un uomo, sia in quanto presunti trafugatori di cadavere, 
                secondo l'accusa fatta circolare dai Giudei e probabilmente 
                riflessa in entrambi i romanzi di Petronio e di Caritone; ora, 
                il primo è certamente databile a prima del 65, e il secondo 
                molto probabilmente circolava in età neroniana (54-68 d.C.) I 
                riferimenti ai Vangeli e ai Cristiani in autori dei primi anni 
                Sessanta del I sec., o anteriormente per Caritone, 
                contribuiscono a sostenere la datazione alta dei Vangeli: la 
                loro stesura avvenne dunque mentre erano vivi i testimoni 
                oculari degli eventi della vita di Gesù, che avrebbero potuto 
                smentire eventuali falsificazioni. I romanzi antichi, pur composti anche da autori che, come 
                Petronio, sembrano deridere i Cristiani, parrebbero suffragare 
                la storicità dei Vangeli. ?
 
                Ilaria Ramelli 
                (articolo tratto da:   
                Il 
                Timone, n.55, pp 28-29 -
                  
                usato con permesso dell'editore) |