Trifone giudeo e Giustino
Intorno al 150 d.C., il palestinese martire cristiano Giustino,
scrive un'opera dal titolo Dialogo con il giudeo Trifone,
accusando i dottori giudei di diffondere dovunque calunnie e
bestemmie su Gesù. In questo suo scritto egli sostiene un
dialogo con l'ebreo Trifone, volendo convincere l'interlocutore
sull'importanza della fede cristiana e di come essa sia la
prosecuzione della religione ebraica e il suo completamento.
Nel Dialogo è
riportato il seguente detto su Gesù che circolava ai tempi
di Giustino negli ambienti giudei, e che dimostra come gli ebrei
sapevano dell'esistenza di Gesù, della sua crocifissione, e di
come i suoi discepoli "avrebbero costruito" la storia della
risurrezione:
"E’ sorta
un’eresia senza Dio e senza Legge da un certo Gesù, impostore
Galileo; dopo che noi lo avevamo crocifisso,
i suoi
discepoli l'avevano sottratto di notte dal sepolcro dove era
stato deposto una volta schiodato dalla croce e ora andavano
ingannando gli uomini affermando che era ridestato dai morti ed
era salito al cielo»” (Dialogo con Trifone, 108,1)
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