Quando morì Gesù?
Per i sinottici Gesù morì il 15
di Nisan che coincideva con la Pasqua ebraica,
per Giovanni invece la morte di
Gesù avvenne il 14.
Perchè questa apparente
contraddizione?
Lo spiega Giuseppe Ricciotti nel
suo testo 'Vita di Gesù Cristo'
La questione cronologica
§ 536. Quanto al giorno della settimana non sorge alcun dubbio,
perché tanto i Sinottici quanto Giovanni mettono l'ultima cena
al giovedì e la morte al venerdì seguente. La divergenza sta
nella collocazione di questi due giorni nel mese Nisan, perché
dai Sinottici risulterebbe che il giovedì dell'ultima cena era
il 14 Nisan e perciò il venerdì della morte era il 15, mentre da
Giovanni risulterebbe che il giovedì era il 13 Nisan e il
venerdì il 14. I Sinottici infatti mettono l'ultima cena nel
giorno quando immolavano la Pasqua (Marco, 14, 12; cfr.
Luca, 22, 7), ossia in cui si faceva l'immolazione
dell'agnello pasquale che era prescritta per il pomeriggio del
14 Nisan (§74) perciò l'ultima cena sarebbe stata la cena
dell'agnello pasquale celebrata da Gesù al giorno prescritto;
essendo poi egli morto il giorno seguente, questo giorno sarebbe
stato il 15 Nisan in cui cadeva la Pasqua ebraica. Giovanni
invece narra che Gesù morì nella parasceve della Pasqua (
Giov., 19, 14), ossia nel giorno precedente alla Pasqua e
prima che in quei giorno i Giudei avessero celebrato il rito
dell'agnello e mangiato la Pasqua: essi infatti non entrarono
nel pretorio (di Pilato) per non contaminarsi ma per
mangiare la Pasqua (Giov., 18, 28), riuscendo in quello
stesso giorno a far condannare Gesù e ad ucciderlo; in tal caso
Gesù morì il 14 Nisan, e l'ultima cena da lui celebrata la sera
precedente non era legalmente la cena dell'agnello pasquale. La
seguente tabella mostrerà il consenso e il dissenso fra i
Sinottici e Giovanni in questo punto.
Mese Nisan |
Sinottici |
Giovanni |
giorno 13 |
|
giovedì: ultima
cena |
giorno 14 |
giovedì: ultima
cena |
venerdì: morte
di Gesù |
giorno 15 |
venerdì: morte
di Gesù |
|
§ 537. Senonché i Sinottici stessi, con talune loro fuggevoli
allusioni, inducono a fare ulteriori ed importanti
considerazioni. Stando alla loro cronologia, Gesù fu arrestato
nella notte fra il 14 e il 15 Nisan, e le varie peripezie del
suo processo terminate con la condanna e l'esecuzione di questa
cominciarono già alle prime ore del 15 Nisan per prolungarsi
fino al pomeriggio di quel giorno. Ora, tutto ciò s'imbatté in
una difficoltà gravissima ed evidentissima, cioè nel carattere
supremamente festivo che aveva quella notte e quel giorno: in
quella notte si mangiava l'agnello pasquale col solenne
cerimoniale già visto (§ 75) e da turbe innumerevoli affluite a
Gerusalemme da ogni paese; e in quel giorno poi, che era la
Pasqua (15 Nisan), era rigorosamente prescritta l'astensione da
ogni lavoro (Esodo, 12, 16; Levitico, 23, 7), e
valevano per esso le norme del riposo del sabbato anche se in
realtà quel giorno non fosse un sabbato. E’ pertanto
storicamente inconcepibile che gli avversari di Gesù, per quanto
colmi di odio contro di lui, trascurassero la cena pasquale di
quella notte e violassero il riposo festivo di quel giorno per
compiere tutto ciò che era necessario al processo, alla
condanna e alla sua esecuzione. E infatti la sconfinata
meticolosità che vedemmo più volte applicata al riposo
sabbatico non avrebbe permesso varie azioni che troviamo
compiute in queste poche ore: ad esempio che coloro i quali in
quella notte arrestarono Gesù trasportassero armi ed altri
oggetti (Matteo, 26, 47), e che accendessero il fuoco
proprio in casa del sommo sacerdote (Luca, 22, 55);
ovvero che durante quel santissimo giorno di Pasqua vi fosse un
uomo come Simone il Cireneo che veniva dal campo, dove
era stato certamente a lavorare (Marco, 15, 21); oppure
che si comprasse una sindone, come fece Giuseppe di Arimatea
(Marco, 15, 46); o anche che si preparassero aromi ed
unguenti, come fecero le pie donne (Luca, 23, 56).
Tutte
queste azioni erano altrettante violazioni del riposo festivo;
se perciò si considerano sommate tutte insieme, portano alla
conclusione che quella notte non era sacra e quel giorno non era
santissimo né di riposo per molti Giudei se non per tutti - e
quindi che costoro non avevano mangiato l'agnello pasquale la
sera del giovedì come Gesù, né celebravano la Pasqua il
venerdì. Questa conclusione è tanto più importante, in quanto
estratta da informazioni offerte dai soli Sinottici. Si aggiunga
a conferma un'altra osservazione. Gesù muore nel pomeriggio del
venerdì, che secondo i Sinottici sembra essere il giorno di
Pasqua (15 Nisan). Appena egli è morto, Giuseppe di Arimatea si
affretta a seppellirlo in quello stesso pomeriggio, perché col
tramonto sarebbe cominciato il riposo del successivo sabbato
(Marco, 15, 42 segg); così pure dal canto loro le pie donne
prepararono in quel pomeriggio gli aromi e gli unguenti per la
venerata salma, ma giunta la sera passarono inoperose il
sabbato conforme il comandamento (Luca, 23, 56). Tutto ciò
sarebbe regolarissimo riferendosi al riposo del vero sabbato
settimanale: ma se in quel venerdì ormai tramontato, in cui era
morto Gesù, era anche caduta la Pasqua, questa solennità
portava con sé egualmente il riposo festivo; e allora come mai e
perché mai affrettarsi tanto nel pomeriggio di quel venerdì, se
già in esso vigeva un riposo anche più solenne in virtù della
solennità pasquale? Quindi anche da questo lato, ed egualmente
per notizie offerte dai Sinottici, ritornerebbe la conclusione
che pure Giuseppe di Arimatea e le pie donne non celebravano la
Pasqua in quel venerdì, il quale perciò non era per essi il 15
Nisan. In realtà la divergenza fra i Sinottici e Giovanni,
stando ai semplici dati ricavati da essi, è inconciliabile; se
si seguono i Sinottici Gesù sembra morto il 15 Nisan, se si
segue Giovanni è morto il 14 Nisan.
§ 538. I tentativi per comporre la divergenza sono stati molti,
sebbene parecchi di essi non avessero neppure l'ombra di
fondamento storico. In tale condizione si ritrova, ad esempio,
l'ipotesi secondo cui in quell'anno i Giudei avrebbero ritardato
di un giorno la Pasqua trasportandola al 16 Nisan, per aver
agio di processare ed uccidere Gesù, mossi unicamente dall'odio
contro di lui, mentre Gesù avrebbe mangiato l'agnello pasquale
al tempo prescritto; questa ipotesi, proposta già in antico da
Eusebio di Cesarea e recentemente da alcuni moderni, ha il torto
di essere antistorica in quanto dimentica il tenacissimo
attaccamento che gli avversari di Gesù avevano alle loro
tradizioni, e che non avrebbe ceduto il passo neppure al loro
odio contro Gesù e ciò, senza rilevare l'assurdità che siffatto
spostamento della Pasqua in odio a Gesù sarebbe stato decretato
in poche ore, imposto a folle enormi che non conoscevano neppure
di nome Gesù, e perfino a persone a lui benevole quali Giuseppe
di Arimatea e le pie donne. Altra soluzione che non risolve
nulla è quella secondo cui Giovanni, allorché dice che i Giudei
non entrarono nel pretorio per non contaminarsi ma per
mangiare la Pasqua, alluderebbe alla consumazione delle
altre offerte del ciclo pasquale, ma non a quella dell'agnello
che i Giudei avrebbero già mangiato nella stessa sera che Gesù.
Senonché, anche astraendo dal fatto che rimarrebbe egualmente la
difficoltà del riposo violato, questa soluzione è dimostrata
falsa dall'uso rabbinico dell'espressione mangiare la
Pasqua, la quale si riferisce costantemente all'agnello
pasquale. Fra quegli studiosi moderni che vogliono trovare nel
IV vangelo tutte narrazioni allegoriche ha incontrato molta
fortuna la soluzione che ritiene come storica soltanto la
cronologia dei Sinottici e considera invece la cronologia del IV
vangelo come risultato di una accomodazione
dogmatico-allegorica; Gesù sarebbe morto in realtà il 15 Nisan,
giorno della Pasqua ebraica, giorno dell'immolazione
dell'agnello pasquale, soltanto per significare che egli è il
simbelico agnello pasquale del Nuovo Testamento che ha
definitivamente sostituito l'antica vittima della Pasqua
ebraica, conforme al principio dogmatico di S. Paolo: (Quale)
nostra Pasqua fu immolato Cristo (I Cor., 5, 7). Senonché,
chi non si lasci abbagliare dalle apparenze, questa soluzione
apparirà non meno antistorica di altre. Essa infatti passa
sopra, con fallace indifferenza, agli importantissimi accenni
che già rilevammo dagli stessi Sinottici, i quali su questo
argomento sono considerati storici dagli stessi seguaci di tale
soluzione. Se Gesù morì il 15 Nisan e se quel giorno era
Pasqua, perché mai molti Giudei non osservavano in quel giorno
il riposo festivo come incidentalmente ma sicuramente abbiamo
appreso dai Sinottici? Sarebbero forse allegorici in altra
maniera anche i Sinottici? O non piuttosto la presunta
cronologia allegorica del IV vangelo è storica non meno di
quella dei Sinottici? Quanto all'unica ragione positiva addotta,
cioè la coincidenza della immolazione dell'agnello pasquale con
la morte di Gesù, è ragione più speciosa che soda; anzi,
esaminata più da vicino, sembrerebbe piuttosto una difficoltà
in contrario che una ragione in favore. Se Gesù è morto secondo
i Sinottici il 15 Nisan ed ha celebrato la cena pasquale la
sera del 14, Giovanni aveva ogni motivo allegorico per
conservare questa cronologia e non già per mutarla; infatti,
secondo essa, Gesù avrebbe istituito l'Eucaristia proprio
mentre i Giudei celebravano la cena pasquale, ed è appunto
l'Eucaristia il rito unico e perenne che nella Chiesa cristiana
ha sostituito i vari riti sacrificali del giudaismo; perciò
Giovanni, che giustamente è riconosciuto anche dagli avversari
come l'evangelista del Cristo “pane di vita” (§ 373, nota),
poteva attenersi tranquillamente alla cronologia dei Sinottici
ritrovandovi pienamente appagata la sua inclinazione
dogmatico-allegorica. E invece, secondo il suo solito, Giovanni
ha ritoccato in parte quella cronologia, mettendo in miglior
luce quanto era stato accennato vagamente dai Sinottici stessi.
In tal caso non parlerebbe in lui il testimonio oculare e
prediletto, piuttosto che il presunto allegorizzante?
§ 539. In questa vecchia e intricata questione i recenti e
proficui studi degli antichi documenti rabbinici hanno aperto
una nuova via, che è forse la buona. Già avemmo occasione di
rilevare quanto fossero empirici ed incerti i mezzi con cui ai
tempi di Gesù si fissava il calendario giudaico, e come questo
calendario fosse di una elasticità appena concepibile per noi
moderni (§ 180); ebbene, appunto da questa elasticità potrebbe
dipendere la divergenza fra i Sinottici e Giovanni, consistendo
essa nel collocare il venerdì della morte di Gesù o al 14 o al
15 Nisan. Se quel venerdì fu insieme il 14 e il 15 Nisan - ossia
se alcuni Giudei lo computavano come il 14 e altri come il 15 -
sarebbe conciliata la divergenza, perché i Sinottici si
riferirebbero ai Giudei che consideravano quel venerdì come 15
Nisan, mentre Giovanni si riferirebbe agli altri che lo
consideravano come il 14 Nisan. Troviamo infatti che, ai tempi
di Gesù, si agitava una seria controversia fra Sadducei e
Farisei a proposito della data della Pentecoste, e per
conseguenza anche della Pasqua essendo le due feste ricollegate
fra loro. I partigiani della famiglia di Boeto (§ 33),
influentissima nel ceto sacerdotale e sadduceo, sostenevano che
la Pentecoste doveva celebrarsi sempre di domenica; ma poiché i
50 giorni d'interstizio fra la Pasqua e la Pentecoste (§ 76) si
cominciavano a contare da quel giorno dell'ottava Pasquale nel
quale si offriva nel Tempio il primo manipolo di spighe, perciò
essi sostenevano che l'offerta del manipolo doveva farsi sempre
nella domenica di detta ottava. I Farisei al contrario
sostenevano che la Pentecoste poteva celebrarsi in qualunque
giorno settimanale; quindi l'offerta del manipolo doveva farsi
sempre al giorno immediatamente successivo alla Pasqua, cioè al
16 Nisan, qualunque giorno settimanale esso fosse. Stante questa
divergenza i Boetani e in genere i Sadducei usavano spostare il
calendario, specialmente nei casi in cui la Pasqua (15 Nisan)
fosse caduta di venerdì ovvero di domenica. Nel caso di Pasqua
al venerdì, essi posticipavano il calendario d'un giorno e
facevano cadere in quel venerdì l'immolazione dell'agnello e la
cena pasquale (14 Nisan), nel sabbato la Pasqua (15 Nisan), e
nella domenica l'offerta del manipolo (16 Nisan). Nel caso di
Pasqua alla domenica anticipavano d'un giorno e facevano cadere
in quella domenica l'offerta del manipolo (16 Nisan), nel
precedente sabbato la Pasqua (15 Nisan), e nel precedente
venerdì l'immolazione dell'agnello (14 Nisan). Questo
spostamento di calendario si otteneva facilmente, anche
mediante piccoli sotterfugi, approfittando dell'empirismo con
cui si regolava la fissazione del calendario e di cui già
trattammo (§ 180). A questa accomodazione dei Sadducei non
acconsentivano però i Farisei; i quali, non preoccupandosi del
giorno settimanale in cui cadeva la Pentecoste, celebravano il
rito dell'agnello, quello della Pasqua e quello del manipolo,
nei giorni in cui effettivamente cadevano. Si produceva quindi
una scissione fra coloro che celebravano questi riti. La gran
massa del popolo, dominata dai Farisei, li seguiva anche nella
fissazione cronologica di questi riti. AI contrario le classi
aristocratiche, più legate al ceto sacerdotale, seguivano la
fissazione dei Boetani e dei Sadducei. Ogni gruppo seguiva la
propria cronologia, non curandosi del gruppo opposto; tuttavia
non dovevano mancare molti individui i quali o per ragioni di
comodità seguivano la cronologia del gruppo non loro, ovvero non
appartenendo a rigore a nessun gruppo sceglievano fra le due
alternative quella che meglio piaceva.
§ 540. Ora, applicando questi dati al caso di Gesù, si trova una
corrispondenza sorprendente. L'anno in cui Gesù mori, la Pasqua
cadeva regolarmente al venerdì. Perciò i Sadducei, conforme
alla loro norma, posticiparono il calendario d'un giorno per
ottenere che l'offerta del manipolo cadesse alla domenica. I
Farisei invece si attennero al calendario regolare, respingendo
la posticipazione dei Sadducei e celebrando l'offerta del
manipolo al sabbato. Il popolo si divise fra le due correnti. La
seguente tabella mostrerà nelle prime due colonne la differenza
di datazione della festività pasquale tra i Sadducei e i
Farisei, nelle ultime due colonne le rispettive posizioni degli
evangelisti (cfr. tabella al § 536):
Mese di Nisan |
Giorno settimanale |
Sinottici |
Giovanni |
Sadducei |
Farisei |
|
|
|
12 |
13 |
Mercoledì |
|
|
13 |
14 cena
dell'agnello |
Giovedì |
14 Nisan: ultima
cena di Gesù |
13 Nisan: ultima
cena di Gesù |
14 cena
dell'agnello |
15 Pasqua |
Venerdì |
15 Nisan
(Pasqua) : Morte di Gesù |
14 Nisan: cena
dell'agnello dei "Giudei" Morte di Gesù |
15 Pasqua |
16 offerta del
manipolo |
Sabbato |
|
15 Nisan Pasqua
dei Giudei |
16 offerta del
manipolo |
|
Domenica |
|
|
|
|
|
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|
|
|
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|
Si noti come Giovanni
concordi col calendario mensile dei Sadducei, e invece i
Sinottici concordino con quello dei Farisei. Infatti l'ultima
cena di Gesù fu certamente la cena legale dell'agnello, e fu
tenuta aI giovedi nello stesso tempo che la tenevano i Farisei e
in maggioranza quei del popolo; i quali consideravano quel
giorno come il 14 Nisan, e il seguente venerdì come il 15 ossia
la Pasqua. Ma la preponderanza del Sinedrio, che condannò Gesù,
era composta di Sadducei (§ 58); i quali perciò consideravano
quel giovedì come il 13 Nisan, e di conseguenza ritardavano la
cena dell'agnello al venerdì seguente e la Pasqua al sabbato
seguente. Così si comprende anche perché nel venerdì della morte
di Gesù non osservassero il riposo festivo, sebbene quel giorno
cadesse la Pasqua; era Pasqua per i Farisei, ma non per molti
altri che per una ragione o l'altra seguivano il calendario dei
Sadducei. In conclusione, i Sinottici si riferiscono al
calendario mensile seguito da Gesù in accordo con i Farisei, pur
accennando chiaramente al disaccordo di altri; Giovanni invece
si riferisce al calendario seguito dai sinedristi Sadducei;
condannatori ufficiali di Gesù, pur supponendo già noto che il
calendario seguito da Gesù era differente. ~ assolutamente
sicura questa spiegazione della vecchia questione? No, giacché
rimangono ancora taluni punti oscuri, che qui sarebbe eccessivo
elencare. Tuttavia a noi sembra la più fondata storicamente,
soprattutto perché tiene conto della elasticità del calendario
contemporaneo; la quale elasticità è una realtà storica di
primaria importanza perché essa, come entra per qualche parte
nelle famose controversie sorte nel cristianesimo primitivo a
proposito della celebrazione della Pasqua cristiana, così
ancora oggi spiega le divergenze cronologiche che si
riscontrano a proposito di costumanze islamiche fra Arabi, anche
di regioni confinanti, formandosi il loro calendario
sull'osservazione diretta della luna.
fonte: Giuseppe Ricciotti,
Vita di Gesù Cristo, Tumminelli editore, pp. 663-670
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